Gianfranco C., Gian Carlo, Gian Nicola e io, Marta
(armati fino ai denti di corde e moschettoni)
siamo pronti per affrontare Badde Pentumas.
Per arrivare al primo salto decidiamo di percorrere la ferrata:
questa si sviluppa sulla destra orografica,
sul versante opposto a quello della
via classica che parte da Sa Oche.
Arrivati all’ immenso anfiteatro risaliamo la pietraia
fin sotto roccia, dove si trova l’attacco della ferrata.
Anche se il percorso è abbastanza breve, ci sono
in tutto 5 o 6 passaggi, ci impieghiamo circa tre ore:
tutta colpa degli armi vecchi e poco affidabili che ci costringono
ad assicurarci anche ad una nostra corda!
Ma sono soprattutto gli zaini pesantissimi a rallentarci
(io da brava e furba donzella lascio portare
tutte le corde ai tre cavalieri).
Dopo circa 150 metri di dislivello ci sono i due tratti
più mozzafiato. Il primo è un traverso su di una cengia
molto esposta ed il secondo, forse il migliore,
è un diedro alto circa 20 metri; è talmente aereo
e panoramico che sembra di volare: la sensazione di libertà è al top.
Arrivati in cresta, con le braccia a pezzi, siamo accolti
da una vista stupenda a 360°: a nord P.ta Cusidore
e l’altopiano di Sovana, a nord-est la valle Lanaitto,
a sud est il M. Tiscali, ….
Anche se si stanno accumulando fatica e ritardo
(sono già le 14.30) decidiamo, carichi di entusiasmo
e di adrenalina, di completare l’ escursione:
ci dirigiamo così verso P.ta Duavidda e camminiamo
per più di due ore lungo il paesaggio lunare dei campi solcati.
Gian Nicola è talmente “scoppiato” che non parla più
e pensa soltanto ad un problema tecnico della
sua macchina fotografica, gli altri due invece
non risparmiano fiato e continuano a “sparare” cazzate o ,
come si dice in genovese, belinate.
Alle 16.40 cominciamo finalmente ad usare il discensore.
Ci aspettano 13 salti, uno più bello dell’altro:
il primo di quaranta metri, uno che spancia, un altro super viscido…
Dopo undici ore di cammino arriviamo alle auto distrutti
ma soddisfatti. é stata una giornata indimenticabile!
Alla prossima uscita,
Marta (Speleo Club “Ribaldone”)
ehehehhe…noi abbiamo fatto un`escursione simile…saliti dalla pietraia del cusidore…il canyon..non abbiamo fatto l`ultimo salto per fare la ferrata..(bellissima vista)..poi risaliti sino ad arrivare a sovana e giu` dalla pietraia…10 ore…una fatica ma bellissimo..e poi siamo rimasti 2 ore a mangiare al griffone…eheheh…la signora ci ha portato di tutto..Cla(usc)
cla cla cla!!!Dal Cusidore….??? Ma Matti siete???Neanche siate del (N)USC di Casteddu!!!!Boh Boh ;-)))Noi invece ci siamo stancati molto molto lo stessobravvi braviCiao Gianfranco C.
c’è un pò di “sano masochismo” in questa escursione, spr perchè bisogna risalire in ferrata con zaini pesantissimi e poi dopo bisogna affrontare una risalita abbastanza tosta per fare la calata in corda doppia…mm, c’è qualcosa che mi sfugge, per me è meglio farle separate, con calma si godono di più o no??cmq un bravo ai nostri escursionisti ed in particolare a Marta unica signorina del gruppo…saluti
masochismo???? direi pazzia pura! peggio di noi che ce ne andiamo con 8 gradi a scavare fango…….
Sì Gianlù, per godersele appieno, ferrata e gola, è preferibile farle separate……e poi sì, è vero, un pò portatori sani di masochismo lo siamo….!Gian Nicola