“Se ti senti pronto vai”

Dopo circa un mese di corso, il fatidico giorno è arrivato: la prima calata seria nel pozzo di Nurra Leone di circa 70 m.
Dopo una breve camminata, siamo tutti li all’imboccatura del pozzo, in attesa che gli istruttori si posizionino nei vari frazionamenti e si dia il via alla discesa. Non vedo l’ora! Mentre gli altri allievi chiacchierano tra loro, io faccio la guardia all’imboccatura del pozzo, indago, cerco di non perdere il minimo movimento degli istruttori che a turno vanno giù, ogni tanto rispondo a qualche battuta dei giovani colleghi e di Mario, coetaneo e compagno di tante escursioni. Nulla mi distrae dal mio obbiettivo primario: il pozzo! Anche questa volta voglio essere il primo a calarmi… devo essere il primo! Mica posso lasciare il passo ai miei giovani colleghi!
Arriva finalmente il via! Sono il primo: mi posiziono, mi allongio, seguo attentamente i consigli di Graziano. “Siediti su quello spuntone e poi monta il discensore”… Fosse facile! Ho le gambe corte e non è facile sedersi come mi consiglia ma finalmente ci riesco.
Montato il discensore chiedo: “Vado?”
Graziano risponde con tono molto pacato e tranquillo: “Se ti senti pronto vai”
Saluto i colleghi, sciolgo la chiave e inizio la discesa. Per passare nei primi metri devo sgusciare come un’anguilla perché molto stretto e con lo zaino sulle spalle non è facile. Dopo i primi frazionamenti arrivo a quello serio, il VUOTO. La luce dell’istruttore che mi aspetta più giù non è mica a pochi metri come i frazionamenti precedenti… Sento qualcosa che mi sale in gola: sarà paura? Certo non sono mai stato amante del vuoto e delle grandi altezze, e poi è buio, molto buio. Ho la tentazione di chiedere di montare gli attrezzi di risalita ma… mica son venuto fin qui per fare il vigliacco disertore e via giù nel vuoto.
Dopo i primi metri inizio a fidarmi della corda che mi tiene appeso ed inizio a godermi la discesa. Sento un po’ di stanchezza al braccio che tiene la corda, conseguenza forse dei due giorni precedenti non proprio riposanti. Chiedo all’istruttore se sta tirando la corda e di mollarla, mi sta stancando troppo il braccio. Arrivo all’ultimo frazionamento quasi in orizzontale. Li trovo Gianluca che subito mi chiede il perché di quella posizione strana. “Mi fa male il fianco destro”, “come mai?” mi chiede “avrai troppo peso nello zaino?”… “ Eh bo! Ho solo tre litri di acqua, la fotocamera, qualche felpa, la giacca a vento e un po’ di pannoloni di ricambio!” “Toglitelo che lo passo al collega più giù”. Non vorrei mollarlo ma poi cedo e mi tolgo lo zaino. Il passaggio del discensore all’ultimo pezzo di corda non è proprio facile, ma seguendo i consigli di Gianluca ci riesco senza che lui mi dia una mano come vorrebbe.
Finalmente sono a terra… subito mi levo dalla verticale e do il libera. Recupero lo zaino, ho bisogno di acqua, tanta acqua, sgranocchio qualcosa veloce e subito fotocamera in mano per immortalare i colleghi che mano a mano scendono.
Una volta scesi tutti gli altri, visitiamo qualche cunicolo della bellissima grotta anche se per poco tempo considerato che di li a poco dobbiamo subito riprendere con la risalita. Sono il terzo… subito capisco che qualcosa del mio fisicaccio non va, fatico molto, ansimo… forse ho forzato troppo nei primi metri, forse la mia tecnica di risalita non è perfetta, ma senz’altro la causa maggiore sono stati i due giorni precedenti di raccolta delle olive senza pausa neanche per l’ora di pranzo se non per ingoiare un panino di fretta spinto a forza da qualche sorso d’acqua. Ma non potevo mancare a quell’appuntamento , era troppo importante per me!
Dopo un interminabile frazionamento, arrivo da quello strizza palle di Luciano che trovo attrespolato in orizzontale non so se per finta o se dorme davvero. “Sveglia poltrone ch’è arrivato zio Giò”. Con la sua solita calma disarmante mi chiede: “che cosa devi fare adesso?”. Longe lunga e….. durante la risalita mi becco qualche rimprovero di qualche istruttore (Gianluca) perché non gridavo forte il “LIBERA”… “e che c… grido se non ho fiato? Gridalo tu”.
Arrivo da Prospero: “Coraggio sei quasi alla fine! Ti consiglio di avvicinarti di più alla fune quando dai la pedalata e stendi meglio la gamba!”. Capirò solo in seguito del perché non riuscissi a stenderla del tutto! Poi finalmente la strettoia dell’uscita… ne esco stremato, con un po’ di nausea, segno che le mie energie sono arrivate veramente alla frutta, ma allo stesso tempo orgoglioso dell’impresa. Mi siedo, cerco subito l’ultimo litro d’acqua che dividiamo con Mario, salito prima di me, ma che ha dovuto mollare lo zaino durante il percorso a causa dei suoi problemi alla schiena.
Rientriamo in sede CSAD per la cena. Seduto a tavola, stanchissimo, pensavo: “avrò la forza e la voglia di riprovarci?”. Qualcuno mi chiede: “Tziu Puzonè come mai sei serio? Di solito sei sempre allegro e scherzoso”… è Marinella sempre attenta ai minimi particolari del comportamento dei sui allievi come una chioccia con i suoi pulcini. Non vorrei ma, lo dico: “sono stanco!”, anche se non è da me ammetterlo.
Durante il rientro a casa mi ripeto in testa la solita domanda: “Avrò la forza e la voglia di rifarlo?”. Dormiamoci su. L’indomani ho dolori muscolari, fatico a salire le scale con la gamba sinistra a causa di un dolore all’inguine e la solita domanda che mi assilla: “Ci riproverò?”
Dopo un paio di giorni, spariti i dolori, recuperata la forma fisica, la solita domanda ha lasciato il posto a: “Non vedo l’ora che arrivi domenica: c’è la calata nella Fossa delle Vergini di Ispinigoli!”.
Ma questa è un’altra storia… Grazie CSAD per il vostro impegno, siete un gran bel gruppo, molto compatti professionali e solidali tra voi, sapete trasmettere la vostra passione con tanta vigoria che pochi sanno fare. Grazie per la vostra pazienza e grazie di avermi sopportato e supportato in questa mia nuova avventura. Penso e spero che tutto ciò avrà un proseguo a fine corso e spero lungo perché l’età avanza inesorabile ormai.
Un caro e affettuoso abbraccio a tutto il CSAD ed ai vostri amici aiutanti esterni.
Tziu Puzoneddu

(Giovanni Puggioni)